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A Estrela - La Stella

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(Poesia tratta da "Livro Sexto", Editorial Caminho. Traduzione di Roberto Maggiani)

*

A ESTRELA

Eu caminhei na noite
Entre silêncio e frio
Só uma estrela secreta me guiava

Grandes perigos na noite me apareceram
Da minha estrela julguei que eu a julgara
Verdadeira sendo ela só reflexo
De uma cidade a néon enfeitada

A minha solidão me pareceu coroa
Sinal de perfeição em minha fronte
Mas vi quando no vento me humilhava
Que a coroa que eu levava era de um ferro
Tão pesado que toda me dobrava

Do frio das montanhas eu pensei
«Minha pureza me cerca e me rodeia»
Porém meu pensamento apodreceu
E a pureza das coisas cintilava
E eu vi que a limpidez não era eu

E a fraqueza da carne e a miragem do espírito
Em monstruosa voz se transformaram
Disse às pedras do monte que falassem
Mas elas como pedras se calaram
Sozinha me vi delirante e perdida
E uma estrela serena me espantava

E eu caminhei na noite minha sombra
De desmedidos gestos me cercava
Silêncio e medo
Nos confins desolados caminhavam
Então eu vi chegar ao meu encontro
Aqueles que uma estrela iluminava

E assim eles disseram: «Vem connosco
Se também vens seguindo aquela estrela»
Então soube que a estrela que eu seguia
Era real e não imaginada

Grandes noites redondas nos cercaram
Grandes brumas miragens nos mostraram
Grandes silêncios de ecos vagabundos
Em direcções distantes nos chamaram

E a sombra dos três homens sobre a terra
Ao lado dos meus passos caminhava
E eu espantada vi que aquela estrela
Para a cidade dos homens nos guiava

E a estrela do céu parou em cima
De uma rua sem cor e sem beleza
Onde a luz tinha a cor que tem a cinza
Longe do verde azul da natureza

Ali não vi as coisas que eu amava
Nem o brilho do sol nem o da água

Ao lado do hospital e da prisão
Entre o agiota e o templo profanado
Onde a rua é mais triste e mais sozinha
E onde tudo parece abandonado
Um lugar pela estrela foi marcado

Nesse lugar pensei: «Quanto deserto
Atravessei para encontrar aquilo
Que morava entre os homens e tão perto»


*


LA STELLA

Camminai nella notte
Tra silenzio e freddo
Soltanto una stella segreta mi guidava

Grandi pericoli nella notte mi apparvero
Della mia stella giudicai di crederla
Veritiera essendo essa solo riflesso
Di una città adornata al neon

La mia solitudine mi parve corona
Segno di perfezione sulla mia fronte
Ma vidi allorché nel vento mi umiliava
Che la corona che portavo era di un ferro
Così pesante che tutta mi incurvava

Del freddo delle montagne pensai
«La mia purezza mi perseguita e mi circonda»
Tuttavia il mio pensiero imputridì
E la purezza delle cose scintillava
E vidi che la limpidezza non ero io

E la fiacchezza della carne e il miraggio dello spirito
Si trasformarono in mostruosa voce
Dissi alle pietre del monte che parlassero
Ma esse come pietre si zittirono
Solitaria mi vidi delirante e perduta
E una stella serena mi sbalordiva

E camminai nella notte la mia ombra
Di smisurati gesti mi circondava
Silenzio e paura
Camminavano nei confini desolati
Allora vidi arrivare al mio incontro
Coloro che una stella illuminava

E così essi dissero: «Vieni con noi
Se anche tu vieni seguendo quella stella»
Allora seppi che la stella che seguivo
Era reale e non immaginata

Grandi notti rotonde ci circondarono
Grandi brume ci mostrarono miraggi
Grandi silenzi di echi vagabondi
In direzioni distanti ci chiamarono

E l’ombra dei tre uomini sulla terra
Camminava a lato dei miei passi
E io meravigliata vidi che quella stella
Ci guidava verso la città degli uomini

E la stella del cielo si fermò in cima
A una strada senza colore e senza bellezza
Dove la luce aveva il colore della cenere
Lontano dal verde azzurro della natura

Lì non vidi le cose che amavo
Né lo splendore del sole né dell’acqua

A lato dell’ospedale e della prigione
Dentro l’usura e il tempio profanato
Dove la via è più triste e più solitaria
E dove tutto sembra abbandonato
Fu segnato un luogo per la stella

In questo luogo pensai: «Quanto deserto
Attraversai per incontrare colui
Che abitava dentro gli uomini e tanto vicino»

 Loredana Savelli - 26/07/2010 17:45:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

"E la purezza delle cose scintillava
E vidi che la limpidezza non ero io".

Poi l’ospedale, la prigione, l’usura e il tempio profanato: luoghi di non-bellezza, luoghi per le stelle, quelle vere.

Una commovente avventura umana tradotta in superba poesia.

 leopoldo attolico - 15/05/2010 23:01:00 [ leggi altri commenti di leopoldo attolico » ]

Oggi che l’"umano" è ridotto a prurito , anestetizzato , clonato , prununciato con sempre maggior difficoltà da qualunque società - non solo dalla nostra - , questo testo ci riconcilia con una spiritualità di bella connotazione espressionistica e di sicura capacità di "chiamata" .

 Antonio De Marchi-Gherini - 12/02/2010 22:02:00 [ leggi altri commenti di Antonio De Marchi-Gherini » ]

Bello questo viaggio dantesco bonsai. La poeta ci accompagna con delicatezza lungo un sentiero d’ascenso spirituale all’apparenza semplice, ma che dietro nasconde certo anni di riflessione e meditazione profonda sulla presenza del ’divino’ in noi e fuori di noi. Ogni uomo é una stella(postulato n.2 di Jorg Sabellicus in ’Iniziazione all’Alta Magia’) e il viaggio non poteva che essere tra le stelle, ma qui si va in profondità.
Un testo ricco di saggezza che apre a tutti la via alla Verità. Non importa la domanda, L’Amore é la risposta.

 Maria Musik - 06/01/2010 17:53:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

E’ una poesia bellissima e salvifica, ci ricorda che "saremo giudicati" solo sull’amore:
"Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me."
Le elucubrazioni sul peccato e la santità, sulla purezza e l’abiezione, sulla fede o l’ateismo, di fronte alla inequivocabile semplicità di queste parole, si sciolgono come neve al sole. Non si sfugge alla chiarezza della poesia di Sophia de Mello, perchè incarna queste parole. La salvezza non è premio e la dannazione non è castigo: sono stati esistenziali che scegliamo ogni giorno di vita.

 Franca Alaimo - 04/01/2010 22:42:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Servendosi di splendide metafore calate in una sorta di allegoria medioevale-romantica, la poeta canta il tema della presenza del divino nei più umili e dolenti. Dopo percorsi di aristocratico isolamento in cui lo spirito si sente puro e benedetto, ella scopre che la solitudine è spesso dsegno di mancanza d’umiltà e che la purezza è solo asetticità di sentimento. Bisogna, allora, sporcarsi nelle e della vita, immettersi nella carne viva del reale per comprendere il fuoco purificatore dell’amore. Bella poesia, ricca di pathos e di spiritualità.

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